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L’Annunciazione di Eros Pellini

copertina

di Paola Valisi

pellini-foto-internaLa raffigurazione che propone l’artista Eros Pellini sul tema dell’Annunciazione è piuttosto singolare. Il gruppo scultoreo, composto da due figure, l’Arcangelo Gabriele e la Madonna, offre infatti una proposta iconografica innovativa e particolare.
La Vergine mostra la tipica posa dell’Annunciata: la mano destra chiude il mantello sul petto e la mano sinistra utilizza il lembo inferiore dello stesso mantello per celarsi al visitatore mentre gli occhi sono abbassati.

La scultura del Pellini è avvolta da un fascino arcaico, una rappresentazione eterea che fa percepire tutta la santità della figura. In essa possiamo scorgere un rimando alla pala di Simone Martini (dipinta nel 1333 ca. per l’altare di Sant’Ansano nel Duomo di Siena), nella quale viene presentata la Madonna sul trono intenta a nascondersi, con il bellissimo mantello blu, dal visitatore sconosciuto.

La gestualità della Maria di Eros Pellini, così lieve e soave, evidenzia il momento in cui la fanciulla viene colta da timore all’apparizione dell’Arcangelo, rendendo la frase del Vangelo: «A queste parole ella rimase turbata» (Lc 1, 29). Sul suo volto, tuttavia, non traspare nessun sentimento di sorpresa o di spavento, è un volto sereno, mesto, i suoi occhi sono sottili, dolci e abbassati in segno di sottomissione. Quella mano che prima serviva per chiudere il mantello in segno di protezione, si adagia leggera sul petto in segno di saluto ed inchino, indicazione del momento in cui accettò di essere veicolo della volontà di Dio dicendo: «”Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. E l’angelo partì da lei» (Lc 1, 38).

Di più difficile interpretazione è la figura dell’Arcangelo Gabriele, che ad un primo acchito sembra essere una semplice donna, tanto che il gruppo potrebbe essere scambiato per una Visitazione. Lo scultore ha rappresentato l’angelo aptero (cioè senza ali) e con un piccolo fiorellino di campo nella mano sinistra, ben lontano, quindi, dalla canonica iconografia che contraddistingue il personaggio. Tuttavia i capelli sono lambiti da un vento invisibile, segno della discesa sulla terra per portare il messaggio divino, mentre le braccia aperte sono simbolo di accoglienza, ma soprattutto di venerazione per quella donna “piena di grazia”.

L’angelo accenna ad un inchino, nonostante la sua figura venga presentata sullo stesso livello della Madonna, quasi a volerli mettere in dialogo sullo stesso piano, quello terreno. La rappresentazione dello stesso Gabriele sembra evidenziare più la provenienza divina del messaggio che la dimensione umana del messaggero.

La figurazione dell’Arcangelo senza ali rimanda alle prime immagini angeliche. Essi, fino al IV secolo, venivano infatti presentati senza ali, poiché così era la sembianza degli angeli che si manifestavano davanti agli uomini. Se ne ha testimonianza anche nel libro apocrifo di Enoch, nel quale scrisse:

«Mentre riposavo nel mio letto dormendo, mi apparvero due uomini grandissimi come mai ne avevo visti sulla terra. Il loro viso (era) come sole che luce, i loro occhi come lampade ardenti, dalle loro bocche usciva un fuoco, i loro vestiti una diffusione di piume, e le loro braccia come ali d’oro, al capezzale del mio letto. Mi chiamarono col mio nome. Io mi levai dal mio sonno e gli uomini stavano presso di me realmente. Io mi affrettai, mi alzai e mi inchinai loro ; il mio viso si coprì di brina per il terrore. Gli uomini mi dissero: “Coraggio, Enoc, non avere paura. Il Signore eterno ci ha mandati da te ed ecco, tu oggi sali con noi al cielo. Dì ai tuoi figli e alle genti della tua casa tutto quello che faranno sulla terra e che nella tua casa nessuno ti cerchi, finché il Signore ti abbia fatto ritornare da loro” (Enoch 1, 3-9)».

Il gruppo scultoreo, esposto completo nel primo allestimento della Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei nel 1955, venne poi separato con l’esposizione della sola Madonna nella ricollocazione della collezione permanente, avvenuta in seguito al restauro di Villa Clerici ultimato nel 2002. In seguito agli studi condotti e al confronto con le fotografie storiche della prima sistemazione, si può oggi contemplare il gruppo scultoreo nuovamente riunito.

Tratto da Annunciazioni: Biancini, Pellini, Restellini – edizione fuori commercio della Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei della Casa di Redenzione Sociale Onlus – giugno 2014.