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GIUDITTA E RUTH

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Da giovedì 25 maggio a sabato 17 giugno 2017, saranno visibili al pubblico, nelle sale del museo, le opere Giuditta e Ruth dello scultore Enrico Manfrini, presentata in occasione dell’iniziativa Le mille e una notte. I racconti del tappeto volante.

 

ENRICO MANFRINI

(Lugo di Romagna 1917 – Milano 2004)

GIUDITTA e RUTH

II metà del XX secolo

Bozzetti per la porta centrale del Duomo di Siena

bronzo

GASC | Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei

 

Figure femminili forti, coraggiose, devote e fedeli, ricorrono in diverse culture, tradizioni letterarie e religioni. In occasione della 18° Giornata Internazionale dei Musei, GASC | Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei propone un incontro e confronto tra personaggi femminili, culture e forme d’arte diverse, attraverso il racconto performativo di Sherazade e la propria collezione d’arte.

Lo scultore Enrico Manfrini, romagnolo di nascita e lombardo di formazione, ha vissuto a Niguarda, vicino alla Casa di Redenzione Sociale, presso la quale aveva il proprio studio d’artista.

Tra tutte le porte e i portali scolpiti, Manfrini ha forse amato maggiormente la porta del Duomo di Siena, come si può intuire da quanto dichiara nel 1958, in occasione dell’inaugurazione della Nuova porta del Duomo di Siena:

Ho concepito la “porta” tenendo presente il fatto che la Cattedrale senese è dedicata alla Madonna Assunta. […] Ho così inquadrato la porta in una grande cornice di nicchie nelle quali si alternano lateralmente le Donne dell’Antico Testamento di cui Maria è “tipo”, e i profeti che di Lei hanno predetto la suprema missione di dolore e di grandezza.

Tra le Donne raffigurate nel portale entro nicchie: Ruth, che ha trovato grazia presso il suo signore; Giuditta, trionfatrice sul nemico; Ester, salvatrice del suo popolo e Anna, madre del predestinato Samuele.

RUTH, la moabita, è la protagonista dell’unico libro della Bibbia, dedicato esclusivamente alla storia di una donna. Originaria del paese di Moab, Ruth era pagana. In seguito alla morte del marito, ebreo di Gerusalemme, sceglie di seguire la suocera Naomi decisa a tornare in Giudea.

“Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch’io; e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio.” (Ruth 1;16).

Ruth, esempio di amore leale, si prende cura della suocera e mentre è intenta a spigolare in un campo di grano per procurarsi del cibo, incontra Boaz, parente del defunto marito, che poi la sposa. Dalla loro unione nasce Obed, il nonno del futuro re Davide, dalla cui stirpe discende Cristo. Il libro di Ruth prefigura quella parte della Chiesa che, pur non essendo formata da persone di origine ebraica, viene acquisita per grazia e messa a partecipe delle promesse divine.

La scultura di Ruth, dal volto docile e delicato, reca nella mano sinistra alcune spighe di grano, memoria di quanto narrato nel libro dell’Antico Testamento.

La figura di GIUDITTA, eroina del popolo ebraico, è descritta nel libro omonimo che racconta come questa vedova avvenente e timorata di Dio, riesce a salvare la propria gente dall’assedio del re assiro Oloferne. Fingendosi disposta a tradire il suo popolo per consegnarlo al nemico, uccide Oloferne tagliandoli la testa con una scimitarra. Simbolo di virtù e di devozione a Dio, il personaggio di Giuditta ha ispirato diversi capolavori come il dipinto del Caravaggio o quello di Artemisia Gentileschi.

Manfrini, non si concentra sul momento drammatico dell’uccisione di Oloferne, ma sulla figura di Giuditta eroina, bella, elegante e dallo sguardo fiero e altero. Nella mano destra impugna un coltello, mentre in quella sinistra regge la testa di Oloferne dall’espressione truce. Giuditta è presenza simbolica della virtù che vince il male.