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LUIGI FILOCAMO. Dipinti e disegni

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Simboli mostra filocamo-01

3 marzo – 5 aprile 2018

GASC | Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei

dal mercoledì al sabato, dalle 14.30 alle 17.30 (ultimo ingresso ore 17.00)

Ingresso libero

 

Progetto realizzato in occasione di MUSEOCITY 2018.

Il percorso presenta una serie di dipinti, disegni e bozzetti di Luigi Filocamo, facenti parte della collezione della GASC, che da molti anni non venivano esposti.

«Filocamo – scriveva negli anni ‘50 il critico Mario Lepore – è uno dei migliori affreschisti italiani, ha uno stile chiaro e robusto che si ispira all’aurea tradizione del ‘400 toscano ritemprata con spirito moderno».

Come gli antichi maestri Filocamo usa di frequente la tempera grassa. La luce risulta tersa e diffusa. Gli spazi sono ripartiti in modo ordinato ed equilibrato. I volti armoniosi.

Nelle sue opere c’è un senso di quiete e di attesa, un’atmosfera silenziosa che fa da scenario a colloqui carichi di mistero, a parole concise e gesti solenni.

Questa caratteristica della sua pittura trova particolare efficacia nei dipinti a tema religioso. Ne sono esempio i tre dipinti di soggetto cristologico qui presentati in un percorso unitario.

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1. La croce e l’angelo, 1950, olio su tela

I Vangeli informano che Gesù predicava alla folla, ma spesso non dicono cosa predicava. Ad esempio, cosa disse quella volta nella sinagoga di Nazaret? E sulle rive di Cafarnao? Non lo sappiamo. E se in questo modo ci fossimo persi un insegnamento fondamentale?

Nel dipinto un angelo indica la croce. Sta dicendo che nessun insegnamento è andato perduto. Tutta la sapienza divina è riassunta lì davanti: Dio esposto nudo sulla croce è l’estrema rivelazione di Dio. Cristo è la sapienza abbreviata.

Dio non si rivela in una regola o in una formula magica, ma nel dono della propria persona. Dio non abbandona la storia a se stessa, alle guerre, alle distruzioni, alle sopraffazioni, ma entra nella storia e si fa partecipe fino in fondo dell’esperienza umana.

Questo è l’insegnamento fondamentale.

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2. Cristo e l’angelo, XX sec., olio su tavola

È possibile vincere il male e la morte: questo ci dice l’angelo presentando il Risorto.

In che modo? «Chi tiene per sé la propria vita, la perde, mentre chi la dona, la trova». Questa è la difficile verità che, come un paradosso, sta al fondo dell’annuncio cristiano.

Qui Cristo non è raffigurato come un supereroe. Il dipinto ci dice che Dio non basta pensarlo come spirito sopra ogni spirito, come infinito, onnipotente, eterno. Non basta pensarlo su un trono sopra le nubi. Dio è come appare nella risurrezione: una vita nuova, trasformata, trasfigurata, ma che non dimentica le ferite della propria umanità.

Ogni esperienza umana può quindi rispecchiarsi in quel corpo e vedervi un anticipo del proprio destino, la possibilità di sopportare e superare i propri limiti, le proprie ferite.

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3. Donne al sepolcro, XX sec., olio su tavola

Al chiarore dell’alba, tre donne si recano al sepolcro. Vanno per ungere un morto e invece si trovano davanti un evento inatteso: il sepolcro è vuoto.

Il vaso con gli olii profumati cade a terra.

Un angelo annuncia loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto… Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ho detto» (Mc 16,6-7).

Il gesto dell’angelo, imperioso, indica fuori dal quadro. Non è qui – dice. Non restate a fissare impietriti la cornice del sepolcro. Uscite dal quadro, uscite dai limiti di ogni rappresentazione.

La risurrezione è un evento concretissimo di cui fare esperienza nella vita reale.

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